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Ancoraggio su fondali erbosi o rocciosi: rischi e soluzioni

Guida pratica all’ancoraggio su fondali erbosi e rocciosi

Introduzione: perché scegliere con cura il punto di ancoraggio

L’ancoraggio è una delle manovre fondamentali per la sicurezza di una imbarcazione. Ancorare in modo appropriato significa proteggere l’equipaggio, la barca e l’ambiente marino circostante. I fondali che più spesso mettono alla prova l’ancoraggio sono i fondali erbosi (come le praterie di posidonia o altre seagrass) e i fondali rocciosi. Questi tipi di fondale presentano rischi specifici e richiedono soluzioni mirate sia dal punto di vista tecnico che ambientale.

I principali rischi dell’ancoraggio su fondali erbosi e rocciosi

1. Danno ambientale alle praterie marine

Le praterie di posidonia e altre alghe marine sono ecosistemi fragili e fondamentali per la biodiversità. L’ancoraggio con attrezzature non adatte può strappare o comprimere il rizoma, provocando la perdita della copertura vegetale, erosione del sedimento e diminuzione delle popolazioni ittiche locali.

2. Scarso tenuta e slittamento dell’ancora

Sui fondali erbosi la tenuta dell’ancora può essere compromessa dalla presenza di strati di vegetazione che impediscono la penetrazione dell’ancora nella sabbia sottostante. Sui fondali rocciosi, invece, la mancanza di materiale soffice dove la punta possa affondare rende difficile ottenere una presa sicura.

3. Danni all’imbarcazione e collisioni

La perdita di tenuta può portare l’imbarcazione a mooring drift (deriva), con rischio di collisione con altre imbarcazioni, scogli o costoni rocciosi. Inoltre, una catena scorretta o agganciata a ostacoli sommersi può creare tensioni anomale che danneggiano bitte, boccaporti e timonerie.

4. Pericolo per subacquei e pescatori

Una cattiva gestione dell’ancoraggio può intrappolare reti, attrezzi da pesca o creare zone pericolose per chi si immerge nelle vicinanze. Gli incidenti derivanti da catene tese o ancore non segnalate sono più frequenti in aree affollate.

Come valutare il fondale prima di ancorare

Ispezione visiva e uso di strumenti

Prima di calare l’ancora è essenziale osservare il colore dell’acqua, la limpidezza, la presenza di alghe superficiali e l’eventuale presenza di boe di protezione ambientale. Strumenti utili:

Ecoscandaglio

Un ecoscandaglio permette di visualizzare la struttura del fondale, individuare massi, canali di sabbia e la presenza di vegetazione. È il metodo più affidabile per scegliere il punto di ancoraggio.

Visione subacquea e immersione di ricognizione

In acque tranquille e poco profonde, una ricognizione tramite maschera o immersione può confermare la natura del fondale. Questa pratica è particolarmente raccomandata in aree sensibili o poco conosciute.

Carte nautiche e segnaletica

Consultare le carte nautiche locali e i bollettini marittimi aiuta a evitare zone protette, praterie di posidonia o aree con ostacoli sommersi. Le boe e la segnaletica in banchina spesso indicano zone in cui l’ancoraggio è vietato.

Scelta dell’ancora e della catena: quale soluzione per ogni fondale

Ancore adatte ai fondali erbosi

Per i fondali erbosi la priorità è avere un’ancora che penetri sotto la vegetazione e trovi substrato compatto. Tipologie consigliate:

Ancora a marre classica (Plough/Delta)

Queste ancore hanno una buona capacità di penetrazione e sono efficaci su sabbia e fango misti a vegetazione, purché la catena permetta un angolo di tiro basso. Sono spesso la scelta migliore per imbarcazioni da crociera.

Ancora Danforth o tipo ad artigli

Buona su sabbia e fango, talvolta efficace anche sotto strati di vegetazione se la punta riesce a perforare. Ha una buona superficie di tenuta ma può diagnosticarsi difficile nel riconquistare presa se sollevata frequentemente.

Ancore per fondali rocciosi

I fondali rocciosi richiedono strategie diverse: l’ancora classica potrebbe non trovare presa. Opzioni:

Ancora a grappino (grapnel)

Utile per piccoli scogli o massi sommersi dove l’ancora si può agganciare attorno a sporgenze. Buona per piccole imbarcazioni, ma attenzione al rischio di restare incagliati.

Uso di ancoraggio passante e tecniche di coppia

In presenza di massi sui quali è possibile fissare un moschettone o sfruttare punti naturali, si può usare una tecnica di ancoraggio a coppia con due ancore o con la catena passata attorno a una formazione rocciosa, assicurandosi però di non danneggiare habitat sensibili.

La catena: lunghezza e composizione

La catena è fondamentale per la tenuta. Le regole generali:

Rapporto calumo/profondità

Un buon calumo (rapporto tra lunghezza della catena e profondità) è in genere 5:1 fino a 7:1 in porti tranquilli, e può crescere in condizioni di forte vento o corrente. Questo aiuta l’ancora a mantenere un angolo basso di tiro.

Materiale e diametro

Catene zincate di buona qualità con maglie di diametro adeguato aumentano l’attrito sul fondale e favoriscono la penetrazione dell’ancora. Per barche grandi si usano maglie più spesse e ancoraggi più pesanti.

Tecniche operative per ancorare in sicurezza

Manovra passo-passo per fondali erbosi

1) Avvicinarsi controvento o corrente a bassa velocità. 2) Capovolgere l’angolo di tiro per permettere all’ancora di penetrare. 3) Rilasciare lentamente catena/sagola fino a raggiungere il calumo desiderato. 4) Provare la tenuta aumentando leggermente la potenza del motore in retromarcia. 5) Se l’ancora slitta, recuperare e riprovare più vicino a un’area di sabbia libera o scegliere altra tipologia di ancora.

Manovre per fondali rocciosi

Sui fondali rocciosi è spesso preferibile cercare una baia riparata dove l’ancoraggio su sabbia è possibile. Se necessario ancorare su roccia:

Ricerca di fenditure e punti di presa

Usare ecoscandaglio e, se possibile, un’immersione di ricognizione per individuare punti dove l’ancora può agganciarsi a una sporgenza. Evitare di tirare la catena su spigoli vivi che potrebbero danneggiarla.

Ancoraggio doppio

L’uso di due ancore con angoli opposti può aumentare la stabilità, distribuendo il carico su più punti di appoggio. Questa tecnica richiede esperienza e attenzione per evitare sovrapposizioni catena/ancora.

Protezione ambientale: come ridurre l’impatto

Zone vietate e boe di protezione

Molte aree costiere protette vietano l’ancoraggio diretto su praterie di posidonia. Cercare sempre le boe di ormeggio permanenti e utilizzarle se disponibili: sono installate per proteggere i fondali sensibili.

Attrezzature a basso impatto

Esistono soluzioni alternative come le boe di ormeggio “ecologiche” che minimizzano il contatto con il fondale. Inoltre, l’uso di ancore progettate per ridurre il trascinamento sulla vegetazione può limitare i danni.

Comportamenti responsabili

Educare equipaggi e ospiti a non calpestare le praterie durante le immersioni, evitare il rilascio di rifiuti e segnalare alle autorità eventuali danni osservati. Documentare con foto la condizione del fondale prima e dopo l’ancoraggio può essere utile per segnalazioni ufficiali.

Cosa fare se l’ancora non tiene o si incaglia

Recupero dell’ancora incagliata

Se l’ancora resta incastrata tra massi o vegetazione:

Tentativi controllati di recupero

Agire con cautela: tirare la catena con angolazioni diverse, usare motore a ritmo ridotto per evitare strappi. A volte la semplice oscillazione dell’imbarcazione può disincagliare l’ancora.

Utilizzo di attrezzi ausiliari

Usare un paranco manuale, corde ausiliarie o, in casi estremi, l’intervento subacqueo con decespugliatore sommerso (solo se permesso e senza danneggiare habitat sensibili) per liberare l’ancora bloccata.

Procedure in caso di perdita dell’ancora

Se l’ancora si perde è opportuno segnalarne la posizione e la possibile presenza di un pericolo sommerso. Registrare l’evento e, se necessario, informare le autorità locali. Per ridurre l’impatto, cercare di evitare che la perdita avvenga in zone protette.

Attrezzatura consigliata e checklist pre-ancoraggio

Equipaggiamento essenziale

Ancore di dimensioni e tipologia adatte alla barca e al tipo di fondale. – Catena con maglie adeguate e lunghezza sufficiente. – Sistema di cima resistente e senza nodi stressanti. – Ecoscandaglio per il rilevamento del fondale. – Guanti per manipolare catene e ancore.

Checklist operativa

1) Verificare previsioni meteo e correnti. 2) Consultare carte e segnaletica. 3) Ispezionare catena e ancora per usura. 4) Preparare calumo adeguato. 5) Avere sempre un’ancora di scorta o un plan B per il riposizionamento.

Normative e responsabilità legali

Divieti e sanzioni

Molti paesi e regioni hanno normative che vietano l’ancoraggio in aree di praterie marine o in riserve naturali. Le violazioni possono comportare sanzioni amministrative e obblighi di risarcimento per danni ambientali. Informarsi sempre sulle normative locali prima di ancorare.

Buone pratiche documentabili

Tenere un registro delle operazioni di ancoraggio, con coordinate, condizioni meteo e foto del fondale, può essere utile per dimostrare comportamenti corretti in caso di contestazioni. La responsabilità civile in mare è spesso valutata anche in base alla prudenza dimostrata dall’equipaggio.

Formazione ed esperienze pratiche

Perché la formazione è cruciale

Le tecniche di ancoraggio sono apprese meglio con pratica supervisionata. Corsi di vela, di manovra in porto e di ancoraggio offrono competenze specifiche per riconoscere i tipi di fondale e reagire alle emergenze.

Esercitazioni consigliate

Simulare ancoraggi in condizioni diverse, esercitarsi nell’uso dell’ecoscandaglio e provare il recupero di ancore incagliate in ambiente controllato aumentano la prontezza operativa dell’equipaggio.

Case study: esempi pratici e soluzioni adottate

Ancoraggio in baia con prateria di posidonia

Situazione: baia protetta con patch di posidonia e aree di sabbia libera. Soluzione: scegliere la sabbia, utilizzare boe di ormeggio quando disponibili e, in mancanza, calare l’ancora a distanza di sicurezza dalla prateria con calumo maggiore per assicurare angolo di tiro corretto.

Ancoraggio vicino a scogliere sommerse

Situazione: fondale misto con massi e canali di sabbia. Soluzione: usare l’ecoscandaglio per trovare il canale, ancorare in sabbia, limitare la velocità in manovra e adottare doppia ancoraggio in condizioni di forte corrente.

Manutenzione di catene e ancore

Controlli periodici

Verificare regolarmente l’usura delle maglie, la corrosione e la presenza di incrinature. Lubrificare perni e parti mobili e sostituire componenti danneggiati.

Conservazione

Dopo uso in acqua salata, sciacquare con acqua dolce per ridurre la corrosione. Conservare ancore e catene in modo ordinato per ridurre il rischio di danni e facilitare le operazioni di calata e recupero.

Riepilogo: best practice per ancorare su fondali erbosi e rocciosi

– Valutare sempre il fondale con ecoscandaglio o ispezione visiva. – Scegliere l’ancora e la catena adatti al tipo di fondo. – Preferire boe di ormeggio in aree protette. – Mantenere un calumo adeguato e testare la tenuta. – Formare equipaggio e documentare le operazioni. – Evitare di danneggiare la posidonia e segnalare eventuali danni.

Checklist rapida prima di partire

1) Hai controllato le condizioni meteo? 2) Hai verificato la presenza di aree protette? 3) Ancora e catena sono in buono stato? 4) Hai un piano alternativo se il fondale non tiene? 5) Equipaggio informato sulle procedure di sicurezza?

Conclusione

Ancorare su fondali erbosi o fondali rocciosi richiede attenzione, attrezzature adeguate e rispetto dell’ambiente. Conoscere i rischi e le soluzioni — dall’uso dell’ecoscandaglio alla scelta dell’ancora giusta, dalle tecniche di recupero alle pratiche di protezione ambientale — permette di ridurre incidenti e impatti negativi. Applicando le best practice descritte in questa guida, è possibile navigare e sostare in sicurezza, proteggendo al contempo gli habitat marini fondamentali per la biodiversità costiera.

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