Indice
- 1 Introduzione: perché conoscere le manovre di recupero è essenziale
- 2 Prima reazione: la catena delle azioni immediate
- 3 Anderson vs Williamson: differenze e quando usarli
- 4 Il rettangolo del vento: pianificare l’approccio su imbarcazioni a vela
- 5 Approccio pratico: checklist passo passo
- 6 Equipaggiamento raccomandato e accessori utili
- 7 Allenamento e drill: fare pratica salva vite
- 8 Considerazioni specifiche per diversi tipi di imbarcazione
- 9 Fattori ambientali da considerare
- 10 Errori comuni e come evitarli
- 11 Casi pratici e scenari
- 12 Normative e responsabilità
- 13 Conclusioni: preparazione, reazione e prevenzione
- 14 Appendice: breve glossario
- 15 Invito alla formazione
Introduzione: perché conoscere le manovre di recupero è essenziale
La caduta di una persona in mare — il cosiddetto uomo a mare — è una delle emergenze più critiche per chi naviga. In pochi secondi si attivano adrenalina e confusione: per questo è fondamentale che l’equipaggio conosca e pratichi procedure chiare. In questo articolo analizziamo due manovre classiche, la Anderson e la Williamson, e introduciamo il concetto del rettangolo del vento, uno strumento mentale utile per pianificare il recupero soprattutto in barche a vela. Lo scopo è offrire indicazioni pratiche, chiare e applicabili sia a imbarcazioni a motore sia a vela.
Prima reazione: la catena delle azioni immediate
Segnali e comandi
La prima cosa da fare è segnalare immediatamente l’incidente: gridare “uomo a mare” e indicare con il braccio la posizione (mantenere il braccio sollevato e puntare). Questo salva tempo e coordina l’equipaggio. Contestualmente occorre lasciare un punto di riferimento visivo — ad esempio lanciando un galleggiante o una sfera-arancio — e assegnare un osservatore fisso che non distolga gli occhi dalla persona in acqua.
Azioni da intraprendere immediatamente
– Fermare o ridurre la velocità del mezzo.
– Lanciare dispositivi di galleggiamento (giubbotti, salvagente, boa di salvataggio).
– Segnare la posizione GPS se possibile e ricordare il punto di caduta (la direzione e la distanza stimata).
– Azionare il dispositivo MOB (man overboard) se la strumentazione di bordo lo permette.
Ogni secondo conta: prevenire che la persona si allontani ulteriormente o venga travolta dalla scia della barca è essenziale.
Anderson vs Williamson: differenze e quando usarli
La Anderson: manovra rapida per recuperi vicini
La Anderson è una manovra di emergenza rapida, ideale quando la caduta viene immediatamente osservata e la distanza tra la barca e la persona è breve. Si tratta di una virata stretta in modo da riportare la prua della barca verso la posizione della persona in acqua con il minor tempo possibile. I punti chiave:
Procedure tipiche
– Virare istantaneamente verso la parte della persona caduta (opportunamente segnalata).
– Accorciare la velocità e stabilizzare la barca per avvicinarsi lentamente.
– Mantenere un osservatore fisso sulla persona in acqua.
– Arrestare il motore in prossimità per ridurre il rischio di elica.
La Anderson è preferibile con mare calmo, buona visibilità e quando la distanza permette un ritorno rapido senza complicare la navigazione.
La Williamson: sicurezza con mare mosso o scarsa visibilità
La Williamson è una manovra più ampia e deliberata, pensata per riportare la nave sulla rotta precedente e quindi sul punto in cui la persona è caduta. È molto utile quando la caduta non è stata osservata immediatamente o quando ci sono correnti o vento che potrebbero spostare rapidamente la persona. Caratteristiche principali:
Come si esegue
– Virare a 60° dalla rotta originale verso il lato della caduta.
– Continuare la virata fino a 240° circa, stabilizzarsi e invertire la rotta per tornare lungo il percorso opposto.
– Ridurre la velocità e valutare l’approccio finale con attenzione.
La Williamson è più lenta della Anderson ma tende a riportare la barca esattamente sulla scia percorsa, risultando spesso la scelta più sicura in condizioni difficili.
Il rettangolo del vento: pianificare l’approccio su imbarcazioni a vela
Cos’è il rettangolo del vento?
Il rettangolo del vento è una rappresentazione mentale (o cartografica) dell’area di manovra rispetto alla direzione del vento e della corrente. Serve a pianificare punti di ingresso e uscite ottimali in avvicinamento al uomo a mare, soprattutto su barche a vela dove la possibilità di manovra è vincolata dal vento. Immaginando il vento come un asse, si disegna un rettangolo che comprende:
– La posizione stimata della persona.
– Le possibili traiettorie della barca in relazione al vento (bolina, traverso, lasco, poppa).
Questo permette di scegliere la rotta che minimizza deriva, riduce la probabilità di perdita visiva e facilita un approccio controllato.
Perché è utile su una barca a vela
Con una barca a vela non si può arrestare istantaneamente la propulsione come con un motore: le manovre devono considerare angoli di vento, cambio di vela, possibilità di virata o poggiare. Il rettangolo del vento aiuta a:
– Stabilire una zona di sicurezza attorno alla persona.
– Programmare una serie di virate e laboriosi assetti di vela necessari per avvicinarsi.
– Coordinare l’equipaggio per ridurre i tempi di adattamento.
Come tracciare e utilizzare il rettangolo
– Individua la direzione del vento reale.
– Disegna mentalmente o sulla carta nautica un rettangolo che abbia il lato lungo parallelo al vento; la persona dovrebbe essere all’interno o vicino al bordo del rettangolo.
– Pianifica di entrare dal lato che consente di avvicinarti con il minor tacking/gybing possibile.
– Prevedi le correzioni per corrente e deriva, aumentando le dimensioni del rettangolo se necessario.
Approccio pratico: checklist passo passo
Fase 1: rilevazione e comando
– Gridare “uomo a mare”, segnalare con il braccio.
– Compattare il comando: un responsabile manovre, un responsabile osservazione, uno addetto a lancio galleggiante, uno a strumenti/GPS.
– Registrare la posizione GPS e la rotta.
Fase 2: scelta della manovra
– Se la caduta è stata vista e la distanza è minima: preferire Anderson.
– Se la caduta non è stata vista o condizioni di mare/vento sono avverse: preferire Williamson o una manovra più cauta.
– Se si è su una barca a vela: applicare il concetto del rettangolo del vento e preparare le manovre di bordo (scotta, randa, spinnaker ecc.).
Fase 3: avvicinamento e recupero
– Accostare con lentezza, spegnere motore se la persona è nelle immediate vicinanze.
– Tenere l’elica ferma se possibile o neutrale per evitare colpi.
– Usare una scaletta, un argano, una drizza di recupero o il sistema di sollevamento (salpa ancora) per tirare la persona a bordo.
– Mantenere contatto visivo continuo e comunicare chiaramente i comandi.
Fase 4: assistenza a bordo
– Valutare le condizioni della persona: ipotermia, ferite, perdita di coscienza.
– Fornire primo soccorso: coperte, bevande calde se cosciente, asciugare e isolare dal freddo.
– Se necessario, attivare soccorsi via VHF (mayday o pan-pan) specificando posizione, numero di persone e condizioni.
Equipaggiamento raccomandato e accessori utili
Dispositivi essenziali
– Giubbotti salvagente per ogni persona, indossati preferibilmente in navigazione.
– Boa di salvataggio con luci e cime galleggianti.
– Dispositivi MOB elettronici (AIS MOB, EPIRB, PLB) collegabili al GPS.
– Linee di vita e imbracature per gli uomini in coperta.
Accessori che semplificano il recupero
– Pod (rescue sling) o trapezio per facilitare il recupero dalla scalinata.
– Scaletta di emergenza robusta.
– Argani o verricelli per l’estrazione di persone poco mobili.
– Luci stroboscopiche e fumogeni per segnalazioni in condizioni di scarsa visibilità o notturne.
Allenamento e drill: fare pratica salva vite
Frequenza e metodo
L’addestramento regolare è vitale. Si devono effettuare esercitazioni di uomo a mare almeno una volta ogni stagione, e più spesso se l’equipaggio è inesperto. Le prove devono includere:
– Simulazioni con un manichino o volontario (tutti dotati di galleggiante).
– Esecuzione di Anderson, Williamson e altri schemi (Scharnow turn).
– Comunicazione via VHF, gestione del GPS e chiamata dei soccorsi.
Valutazione post-drill
Dopo ogni esercitazione bisogna fare un debriefing: cosa è andato bene, cosa migliorare, tempi di reazione, confusione dei comandi. Registrare risultati e pianificare azioni correttive.
Considerazioni specifiche per diversi tipi di imbarcazione
Barche a motore
Le imbarcazioni a motore possono eseguire manovre rapide, fermare il motore e avvicinarsi con prua o poppa a seconda delle condizioni. Importante è gestire l’elica e la scia: mai effettuare il recupero senza aver ridotto la propulsione.
Barche a vela
La vela impone limiti: potrebbe essere necessario lascare le vele, virare ripetutamente o ricorrere a motore ausiliario se disponibile. Qui il rettangolo del vento diventa cruciale per scegliere la traiettoria che minimizza il numero di virate e mantiene la persona visibile.
Imbarcazioni piccole e zattere
Le piccole imbarcazioni hanno meno inerzia ma anche meno attrezzature di recupero: per questo è fondamentale mantenere linee di vita, complicare il meno possibile la manovra e operare con calma per evitare ribaltamenti.
Fattori ambientali da considerare
Vento e corrente
Il vento e la corrente spostano rapidamente una persona in acqua. Il calcolo del rettangolo del vento deve sempre includere la corrente: spesso la deriva complessiva è somma di vento e corrente e determina la dimensione dell’area di ricerca.
Visibilità e ora del giorno
Con scarsa visibilità o di notte usare luci stroboscopiche, AIS e segnalazioni soniche. Pianificare l’approccio tenendo conto della direzione della luce per evitare riflessi che rendono difficile la localizzazione.
Temperatura dell’acqua e ipotermia
In acque fredde la sopravvivenza senza protezione è limitata. L’ipotesi di ipotermia deve influenzare la rapidità del recupero e la decisione di chiamare soccorsi medici.
Errori comuni e come evitarli
Sottovalutare la visibilità
Spesso la persona cade e viene persa di vista per qualche secondo; questo è il momento più pericoloso. Mantenere un osservatore fisso e lanciare un oggetto galleggiante immediatamente.
Confusione dei comandi
Un equipaggio non addestrato può creare comandi contraddittori. Stabilire ruoli e usare frasi standard (ad esempio: “osservatore”, “galleggiante lanciato”, “virata a dritta”) riduce gli errori.
Avvicinamento improprio
Avvicinarsi da prua in presenza di vento forte o corrente può essere pericoloso: preferire l’approccio da leeward (sottovento) o come indicato dal rettangolo del vento per evitare che la barca sovrasti la persona.
Casi pratici e scenari
Scenario 1: caduta a poca distanza in mare calmo
Condizioni: visibilità buona, vento leggero. Azione preferibile: eseguire una Anderson, lanciare boa, avvicinarsi lentamente e recuperare dalla poppa o con scaletta. Assicurarsi di spento motore o elica ferma.
Scenario 2: caduta non osservata in mare mosso
Condizioni: vento forte, onde, possibile scarsa visibilità. Azione preferibile: eseguire la Williamson per tornare sulla traccia di rotta, predisporre il rettangolo del vento di ricerca, usare AIS/EPIRB se disponibile e considerare l’attivazione dei soccorsi.
Scenario 3: barca a vela con vento forte e vittima in deriva
Applicare il rettangolo del vento, virare in modo da entrare nel rettangolo con il minor numero di manovre e utilizzare eventuale motore di supporto per facilitare l’approccio finale.
Normative e responsabilità
Obblighi del comandante
Il comandante ha l’obbligo legale di soccorrere qualsiasi persona in pericolo in mare. Questo include l’adozione di tutte le misure ragionevoli per il recupero e la notifica alle autorità competenti se necessario.
Comunicazioni con i soccorsi
Sapere usare il VHF (canale 16 per chiamata) e fornire informazioni chiare è fondamentale: posizione, numero di persone, condizioni della vittima, tipo di imbarcazione e eventuali misure già prese.
Conclusioni: preparazione, reazione e prevenzione
La differenza tra un recupero riuscito e una tragedia spesso risiede nella prontezza dell’equipaggio e nella preparazione preventiva. Conoscere le manovre come la Anderson e la Williamson, saper applicare il concetto del rettangolo del vento su una barca a vela, e mantenere attrezzatura adeguata e aggiornata sono elementi indispensabili. Allenamenti regolari, ruoli chiari e procedure standardizzate aumentano significativamente le probabilità di successo in caso di uomo a mare.
Appendice: breve glossario
Termini utili
– Uomo a mare: persona caduta in acqua da un’imbarcazione.
– Anderson: manovra rapida di virata per recupero a breve distanza.
– Williamson: manovra che riporta la barca sulla rotta precedente per ritrovare la posizione di caduta.
– Rettangolo del vento: strumento di pianificazione per avvicinamenti su barche a vela considerando vento e corrente.
– MOB: abbreviazione inglese di “Man OverBoard”, spesso usata in elettronica nautica.
Invito alla formazione
La teoria è importante, ma nulla sostituisce la pratica. Partecipa a corsi pratici di recupero uomo a mare, esercitati con regolarità e aggiorna l’equipaggiamento. La sicurezza in mare è una responsabilità condivisa: conoscere la Anderson, la Williamson e il concetto del rettangolo del vento può fare la differenza tra un salvataggio e un incidente fatale.




